Imposta di successione sì o no? Il dibattito dell'ultimo "Pro e
contro" organizzato dalla rivista online "lavoce.info",
nell'ambito del Festival dell'Economia di Trento, non poteva essere
più vivace, al punto da segnare significativi scostamenti nel voto
del pubblico prima e dopo la discussione. Se inizialmente i
favorevoli erano al 45% e i contrari al 43%, al termine del dibattito
non vi erano dubbi: il 67% degli astanti si sono pronunciati a favore
di questa imposta patrimoniale, perché può contribuire a
redistribuire la ricchezza e in definitiva a raggiungere una società
più equa. A confrontarsi Graziella Bertocchi (favorevole),
professoressa presso la Facoltà di Economia dell'Università di
Modena e Reggio Emilia, e Alessandro De Nicola (contrario),
presidente dell'Adam Smith Society, moderati da Alberto Orioli,
vicedirettore de "Il Sole 24 Ore", e introdotti da Tullio
Jappelli, professore di Economia all'Università di Napoli e
direttore del CSEF, Centre for Studies in Economics and Finance. –
Il primo voto del pubblico, non orientato dal dibattito, ha visto i
favorevoli all'imposta di successione al 45%, i contrari al 43% e gli
astenuti all'11%.
Quindi la parola è passata a Tullio Jappelli, professore
dell'Università diNapoli, che ha illustrato le peculiarità
dell'imposta di successione e il suo iter in Italia rispetto a quello
di altri paesi. Questa imposta era stata abolita nel 2001 e pertanto
per tutte le successioni che si sono aperte dopo tale data e fino al
2006 non veniva più versata. Con la nuova finanziaria del governo
Prodi è stata reintrodotta, ma in forma attenuata: è stata infatti
elevata la franchigia a un milione di euro per successioni tra
genitori e figli e a centomila euro per successioni tra fratelli,
l'aliquota è del 4%.
A favore dell'imposta di successione Graziella Bertocchi, che ha
portato alcuni esempi autorevoli, come Luigi Einaudi e Warren Buffet
(il secondo uomo più ricco del mondo):
"Attualmente l'imposta di successione è ai minimi storici -
ha commentato Bertocchi - nei fatti è pagata solo dai più ricchi e
colpisce non il reddito bensì il patrimonio che, in Italia, è
distribuito in modo molto più diseguale del reddito. La
disuguaglianza della ricchezza si sta allargando: in Italia la
ricchezza è infatti ampiamente ereditaria e non è dovuta al merito,
ovvero alla capacità individuale di produrre reddito e risparmiare.
Siamo in una situazione ingessata. L'imposta di successione ha un
intento redistributivo e favorisce equità sociale".
Incisiva l'arringa di Alessandro De Nicola, che è partito da alcuni
esempio autorevoli, come Adam Smith padre della moderna economia, per
smontare la tesi proposta da Graziella Bertocchi:
"La tassa di successione è costruttivista, ovvero è
imposta da politici e burocrati per i loro fini. È inefficiente,
perché non c'è nessuno certezza che possa contribuire a
redistribuire la ricchezza o ad aumentare la mobilità sociale, anzi
alcuni paesi del Nord Europa dove la mobilità è fra le più alte
hanno abolito questa tassa. Senza considerare che favorisce
l'evasione fiscale, presenta elevati costi di enforcement e causa una
diminuzione dello stock complessivo di ricchezza con evidenti
ripercussioni sugli investimenti - ha commentato De Nicola -. È
ingiusta ed iniqua perché abbiamo già pagato le tasse, abbiamo
versato l'imposta di registro, le imposte sul reddito, in questo
paese che è quello con la maggiore tassazione".
Infine, prima della seconda votazione, le domande dei 30 studenti del
focus group, selezionati in tutta Italia, che hanno fornito spunti
interessanti al dibattito.
La seconda votazione del pubblico ha incoronato la tesi di Graziella Bertocchi: il 67% dei presenti si è pronunciato a favore dell'imposta di successione, rispetto al 31% dei contrari, solo il 2% gli astenuti.
La seconda votazione del pubblico ha incoronato la tesi di Graziella Bertocchi: il 67% dei presenti si è pronunciato a favore dell'imposta di successione, rispetto al 31% dei contrari, solo il 2% gli astenuti.
In chiusura Marco Malgarini ha presentato una ricerca ISTAT del
maggio 2011 su un campione di 2.000 italiani, selezionati su base
geografica e demografica.
Leggermente diversa la domanda presentata al campione di
intervistati, ai quali è stato chiesto di rispondere se si era a
favore di una maggiore progressività dell'aliquota dell'imposta di
successione, ovvero di una tassa più elevata per i patrimoni
maggiori. Il 53% ha risposto positivamente, il 36% si è detto
contrario, il 9% si è astenuto e il 2% si è rifiutato di
rispondere.
Poche le differenze fra gli intervistati con figli o senza figli,
mentre significative le differenze a seconda del tasso di
scolarizzazione: il 74% dei laureati ha infatti risposto di essere
favorevole all'imposta, rispetto al 50% delle persone in possesso del
diploma.
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